Lo squallore delle zone industriali |
Passando per le zone industriali si assiste ad uno spettacolo squallido: una desolazione unica ed un senso da zona morta. A rendere squallido lo scenario è lo stile di mediocrità delle architetture di quelle fabbriche costituite da pochi piani in cemento con superfici piane a formare uno parallelepipedo insapore, che nulla hanno a che fare con la semplice bellezza delle fabbriche di inizio novecento e neanche di quelle fabbriche con mille tubi e condotti metallici che hanno un senso estetico post-industriale. Le zone industriali non essendo zone adibite al passaggio dei cittadini ma solo alla produttività non sono mai state sottoposte a interventi estetici o a studi di architetti per renderle zone interessanti e vive.
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Nonostante ci sia molto squallore nelle illuminazioni presenti, non si può sorvolare innanzi alla graziosità di certi angoli delle nostre città e campagne. Tale graziosità non è costruita a tavolino.. non è progettata, ma è la classica soluzione casuale. I fattori che rendono belli questi angoli è spesso il connubio tra mura vecchie e luci al sodio, come spesso accade nei nostri innumerevoli centri storici, oppure la vicinanza di più apparecchi che creano un contrasto interessante con i volumi che ne delimitano lo spazio.
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Dan Flavin: Untitled 1996 |
Nonostante l'opera non sia recente ma risale al 1996, anno della morte di Dan Flavin (sua ultima opera) vi proponiamo l'opera, perché in nessuna recensione si è mai parlato del suo aspetto tecnico, oltre, a presentarlo a coloro che ne ignoravano l'esistenza. Un intervento illuminotecnico di questa portata merita di essere ricordato. Molto probabilmente il primo intervento con luce colorata artificiale in una chiesa. Sicuramente una grande opera d'arte contemporanea che affascina tutti coloro che vanno a visitarla.
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